I miti della felicità

I miti della felicità

(da La trappola della felicità di R. Hurris)

La società nella quale viviamo ci pone l’obiettivo della felicità come scopo terminale della nostra vita; Hurris ci guida in una riflessione circa quelli che definisce i miti della felicità che erroneamente abbiamo strutturato. Quali sono questi miti?

Mito 1: la felicità è la condizione naturale di tutti gli esseri umani.
Se intendiamo l’uomo è felice per natura le statistiche lo smentiscono; Hurris ci riporta che un adulto su dieci tenta il suicidio e uno su cinque soffre di depressione; e aggiunge che ognuno di noi ha la probabilità statistica del 30% di soffrire nella propria vita di un disturbo psichiatrico; se ci riferiamo all’infelicità causata non da disturbi ma parliamo di solitudine, divorzi, stress, crisi di mezza età, pregiudizi, ecc. forse ci rendiamo conto quanto in realtà la felicità sia rara. Hurris riporta come molte persone siano convinte a riguardo che tutti gli altri siano felici tranne loro.

Mito 2: se non sei felice, hai qualcosa che non va
Conseguenza del mito 1: la società occidentale, continua Hurris, “ritiene che la sofferenza mentale sia anormale, una debolezza o una malattia, il risultato di una mente difettosa. Per questa ragione quando abbiamo emozioni e pensieri dolorosi ci rimproveriamo della nostra debolezza o stupidità”.

Mito 3: per avere una vita migliore dobbiamo sbarazzarci dei sentimenti negativi; la società ci chiede di sbarazzarci di ogni emozione spiacevole; continua Hurris, eliminare quindi le emozioni negative e fare il pieno di quelle positive. Ma tutto quello che viviamo nella nostra vita le comprende entrambi; comprende amore e gioia ma al contempo delusione o frustrazione.
Se “crediamo al mito 3”, dice Hurris, “siamo in un grosso guaio, perché è quasi impossibile crearsi una vita migliore se non si è pronti a provare emozioni spiacevoli”; “occorre invece gestirle in modo completamente diverso e viverle in modo tale che abbiano un impatto su di noi relativamente minore”.

Mito 4: dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e che provi; in realtà anche se ci illudiamo di avere il controllo di pensieri e sentimenti ne abbiamo molto meno di quanto vorremmo.
Hurris punta invece su quanto invece possiamo fare per controllare le nostre azioni: “agendo, praticando, facendo, solo così ci creiamo una vita ricca, piena e significativa”.
Pensieri e sentimenti possono essere controllati forse e sostituiti temporaneamente con pensieri e immagini positive, e forse stiamo un pochino meglio ma è solo per poco tempo. Nel lungo periodo non ci liberano dei pensieri negativi, così come per le emozioni negative quali la collera. la tristezza, l’incertezza, ecc.. potremmo anche voler utilizzare strategie psicologiche per mandarle via.. ma poi ritornano. Questo tentativo di controllo fallisce e noi ci sentiamo demotivati e inadeguati nella nostra imperfezione. Questi 4 miti, radicati nella nostra cultura, costruiscono quella che Hurris definisce la trappola della felicità; “la lotta tanto perpetua quanto inutile contro la natura umana”.

 

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